Noi ci sentiamo, di fatto, un’unità di coscienza, una sfera d’informazioni coscienti, di energia intelligente e sentiamo di avere, più o meno, e non sempre, un centro interno di autoconsapevolezza che chiamiamo Identità, Io, Soggettività.

Quando ci sono tante parti in gioco, lì sorge automaticamente il confitto: dobbiamo scegliere tra una cosa e un’altra e decidere quale sia la migliore.
Ma nel momento in cui una persona entra in contatto profondo con sé stessa, tanto da sentire tutte le sue varie parti, che magari in quel momento sono in confitto, le può bilanciare.

Informazione signifca che ci deve essere una coscienza che ne percepisce il senso, un’informazione senza una coscienza è come qualcuno che scrive una lettera senza essere un soggetto, mentre chi scrive o riceve un messaggio deve essere una coscienza.

Sentire signifca quindi avere coscienza delle informazioni, di quelle che vengono dal corpo e che sono vive, e di quelle che arrivano dall’esterno, tutte comunque dirette ad una coscienza viva e intelligente, informazioni che continuano a circolare in un unico fusso.

La circolazione delle energie e delle informazioni

Se nel corpo le energie si fermano, si fermano anche le informazioni, e viceversa.
Se nell’età dello sviluppo subentrano informazioni che arrestano lo spontaneo processo di crescita del bambino che sta entrando nella sfera sessuale, queste bloccano anche altre qualità come attenzione, desiderio ecc.,
Se lì, quindi, si costituisce un blocco, allora anche nella parte del corpo corrispondente a quelle informazioni, ci saranno energie bloccate.

Ogni blocco, infatti, come diceva W. Reich, che è stato il padre della psicosomatica in Occidente, accade per un’interruzione del normale fusso energetico informatico. Quando un’energia vuole salire, o comunque muoversi da un punto a un altro, se riusciamo ad arrestarla creiamo una dicotomia, e quell’energia spontanea che stava crescendo, viene fermata.

Reich per indicare questo processo disegnava due frecce: al posto della freccia originaria unica, che rappresenta la nostra unità, veniamo ad avere due frecce, e quindi un confitto; due frecce che a un certo momento vanno in confitto tra di loro.

Se per es. abbiamo bloccato la sessualità, avremo una parte di noi che dice “voglio sesso” e un’altra che dice “non puoi”, e queste due parti in opposizione creano il confitto.

Se però riusciamo, ogni volta che viviamo un confitto, a risalire al punto originario che lo crea, là dove l’energia si è divisa, riusciamo a entrare profondamente dentro di noi e a ritrovare questa matrice unitaria: in quel momento le divisioni diventano solo del ricordo, non più della realtà, e le energie cominciano a scorrere di nuovo.

Ogni tipo di attività che viene esercitata sull’essere umano, coinvolge la totalità dell’essere umano, quindi sappiamo che se influenziamo il corpo fisico arriveremo lentamente o velocemente, a seconda di quanto lo stiamo influenzando e di come, ad influenzare le sensazioni, le emozioni, la mente; o, viceversa, se influenziamo la mente, piano piano arriveremo ad influenzare o addirittura a bloccare il corpo fisico. Dunque qualsiasi tipo di attività, quando è fatta con questo tipo di consapevolezza, diventa olistica.

La consapevolezza come strumento di guarigione e di crescita

La consapevolezza è una sorta di attenzione, che può essere focalizzata: la concentrazione.
Ma può essere dilatata, e allora parliamo di contemplazione, ma se viene lasciata completamente aperta, senza soggetto-oggetto, “dove si diventa consapevoli della consapevolezza”, allora parliamo di meditazione.

Quindi, se noi focalizziamo l’attenzione, diventiamo consapevoli di un unico punto (per esempio della capocchia di uno spillo).

Oppure, possiamo dire che se sentiamo la bellezza di un certo posto, sentiamo la natura intorno a noi, tutti gli elementi, l’aria, il vento, la terra, e restiamo così in contemplazione, in uno spazio dilatato, la consapevolezza è come se fosse a 360 gradi, e accoglie e porta le informazioni attraverso i sensi al nostro centro di coscienza, che è lì ad ascoltare.

Oppure possiamo entrare nel terzo stato, che è la Meditazione, in cui la coscienza non ha oggetto, perché qui l’attenzione è, totalmente defocalizzata, non c’è oggetto.

Per fare un esempio, nel momento in cui non c’è più oggetto, non c’è più neanche soggetto, non c’è più un “io sento”, ma c’è un sentire; non sono io che sento i suoni, bensì le mie orecchie sentono i suoni, non è più presente quindi il rapporto soggetto- connessione informatica-oggetto: qui è solo il suono a passare.

(A. Discenza, tratto dal materiale didattico del percorso formativo come Operatore e Counselor Olistico del Villaggio Globale di Bagni di Lucca).