Il principio del minimo stimolo nella dinamica dell’organismo vivente di Margherita Tosi ed Emilio Del Giudice.
Da molto tempo la pratica clinica, sia medica che psicologica, ha rilevato l’importanza essenziale dei piccoli stimoli, piuttosto che degli stimoli grandi, per rafforzare la capacità di autoregolazione e autoriparazione dell’organismo vivente. In questo scritto esaminiamo in particolare la tecnica del massaggio dolce di Eva Reich e alcuni approcci nati nell’ambito dell’osteopatia. Emerge da questo esame il ruolo preminente giocato da quella variabile fisica chiamata “fase”, che nel gergo dei fisici corrisponde al ritmo di oscillazione, rispetto allo scambio di energia, generalmente ritenuto l’elemento fondamentale della dinamica del vivente. Le conseguenze profonde di questo cambiamento di punto di vista sono discusse alla luce dei principi della fisica quantistica.
La relazione tra lo stimolo ricevuto da un organismo vivente e la conseguente risposta è un elemento fondamentale per la comprensione della dinamica profonda di un organismo. Le terapie convenzionali, sia mediche che psicologiche, si fondano, anche se in modo non sempre consapevole, sull’opinione che la risposta di un organismo vivente sia proporzionale allo stimolo ricevuto.
Questo fatto è visibile ad esempio nella attitudine della medicina convenzionale a proposito dell’azione dei campi elettromagnetici sugli organismi vivenati. Questa azione è considerata trascurabile poiché l’intensità di questi campi è comunemente al di sotto di certi livelli minimi. Allo stesso modo perché gli psicologi comportamentisti trascurano l’importanza dei sentimenti sottili? In un notevole numero di approcci al lavoro sul corpo esiste la prassi di, come si suole dire, “darci dentro”, cioè di costringere il corpo, in particolare il suo apparato muscolare, ad un duro lavoro, considerato “conditio sine qua non” per ottenere un risultato.
Esistono, al contrario, nella storia delle terapie, importanti tendenze che attribuiscono un ruolo decisivo, per la riorganizzazione di un organismo, a stimoli lievissimi, laddove stimoli molto maggiori hanno un’importanza minore o nulla.
Nonostante l’apparenza “eretica” di queste tendenze, esse si trovano molto più in accordo con i pilastri della fisiologia classica di quanto non siano le tendenze più diffuse della psicologia e medicina convenzionale.
In effetti, intorno alla metà dell’ottocento la fisiologia classica fu in grado di stabilire una relazione universale, valida per tutte le specie viventi, sia animali che vegetali, tra stimolo e risposta.
Si tratta della legge di Weber e Fechner la quale stabilisce la proporzionalità della risposta, non allo stimolo ma al logaritmo dello stimolo.
L’entità della risposta cresce molto più lentamente dell’entità dello stimolo, cosa molto utile per la protezione dell’organismo da stimoli troppo grandi.
Tuttavia è stupefacente il risultato dell’esame di ciò che accade quando lo stimolo S è più piccolo dello stimolo soglia So, per il quale si ha risposta nulla.
L’inizio del ‘900 vede una grande rivoluzione scientifica iniziata con il lavoro di Sigmund Freud, in cui si cerca di comprendere le leggi dell’inconscio profondo, cioè di quell’ambito oscuro dell’organismo chiamato da Freud Es che dà origine alle pulsioni, alle emozioni, ai sogni e che costituisce una struttura permanente, il carattere, che governa l’insieme dei comportamenti di un soggetto.
Da dove emerge l’inconscio di un individuo e la sua personalità? Convinto dell’intrinseca unitarietà della realtà, Freud pensava, con ottime ragioni, che l’Es dovesse emergere in ultima analisi dal mondo degli atomi e delle molecole, usualmente riservato alla competenza dei fisici.
Tuttavia Freud pensava, con ottime ragioni, che la fisica del suo tempo fosse incapace di comprendere l’emergenza della sfera emotiva dalla struttura molecolare del corpo.
Ogni incursione di questa fisica inadeguata del suo tempo all’interno della nascente scienza psicodinamica avrebbe comportato la soppressione delle intuizioni più profonde e geniali della rivoluzione in corso a vantaggio di un becero comportamentismo meccanicista.
Freud era profondamente ancorato al mondo accademico per cui si rifiutò di affrontare questa impresa, troppo al di sopra delle possibilità della sua epoca e, nonostante i suoi dialoghi con Einstein sulla natura della guerra, consigliò ai suoi seguaci di ignorare la fisica.
La saggezza di questo consiglio può essere meglio compresa se si considera il destino di quelle correnti di psicologia o terapia non convenzionale che, alla ricerca di un riconoscimento accademico e/o istituzionale, hanno “cercato il dialogo” con la scienza fisica, chimica e biologica convenzionale fondata su una visione della materia come mero aggregato di atomi indipendenti.
In questi casi gli indirizzi terapeutici che erano nati da intuizioni relative al funzionamento olistico degli individui, cioè non riconducibili a un insieme di eventi molecolari indipendenti, non hanno visto riconosciute dalla scienza convenzionale la loro originalità e fecondità e hanno dovuto accontentarsi di un ruolo subalterno come ausiliari del mondo istituzionale, diventando medicine complementari della medicina istituzionale, riconosciuta come l’unica proprietaria della verità: extra institutionem nulla salus.
Seguendo questa strada di subordinazione il potenziale creativo della rivoluzione psico- dinamica sarebbe sparito completamente, seguendo il percorso di altre rivoluzioni del ‘900. Questo era appunto il giusto timore di Freud .
Per fortuna esiste nel mondo anche chi non si sottrae a compiti superiori alle proprie forze e così facendo “dischiude all’avvenir novella via”.
Vi fu un fisico teorico, Wolfgang Pauli, uno dei fondatori della moderna fisica quantistica, che accettò un dialogo alla pari con il mondo della psicodinamica, impersonato nel caso specifico da Carl Gustav Jung.
La fisica quantistica concepisce la realtà fisica non come un mero aggregato di atomi ma aggiunge a essi una rete di relazioni non necessariamente localizzabili nello spazio e nel tempo il cui insieme costituisce il vuoto quantistico.
Il vuoto è una base non separabile in entità localizzabili che interagisce con tutti gli oggetti localizzabili nello spazio e nel tempo.
Esso consente un comportamento olistico della materia poiché può mettere in fase i movimenti di corpi separati, in accordo con l’affermazione di Blaise Pascal: “il tutto è superiore alla somma delle parti”.
Nel dialogo tra Pauli e Jung emersero alcune suggestioni che sono rimaste come semi di sviluppi futuri.
Una prima suggestione è che il mondo della psiche, che non può incarnarsi in nessun particolare corpo materiale, possa invece essere l’insieme delle relazioni risonanti stabilite attraverso il vuoto quantistico tra le varie parti dell’organismo, assicurandone un comportamento unitario; la psiche diventa perciò il modo di essere della materia organismica.
Queste relazioni risonanti non richiedono un flusso di energia, quanto piuttosto, in accordo con l’intuizione di Prigogine, una concentrazione dell’energia interna già presente nell’organismo implicante una diminuzione della sua entropia.
Il movimento dell’organismo non è quindi prevalentemente un movimento dall’esterno che richiede un consistente apporto di energia quanto piuttosto un movimento dall’interno fondato sulla riorganizzazione dell’energia interna e messo in moto da stimoli di tipo informativo.
La base razionale del principio del minimo stimolo comincia perciò a delinearsi.
Su questo filo di pensiero è utile citare il lavoro di un pioniere pressoché sconosciuto, Ervin Bauer, biologo nato in Ungheria durante l’impero austroungarico, educato in Germania alla scuola vitalistica di Driesch, emigrato nella Russia sovietica in quanto coinvolto nella Repubblica Sovietica ungherese del 1919 e infine sparito nelle prigioni staliniane nel 1937.
Egli scrisse nel 1935 un trattato di biologia teorica, sparito con lui e ritrovato negli anni ’80 in cui cercava di definire le leggi di un organismo vivente e poneva come punto centrale proprio l’intuizione discussa in precedenza.
Una seconda e più profonda suggestione ha a che fare con la natura extratemporale del vuoto quantistico, capace di connettere eventi localizzati in luoghi e tempi diversi.
Jung intuì che questo risultato della fisica quantistica desse luogo a una fenomenologia differente da quella basata su eventi localizzabili nello spazio e nel tempo legati dal principio di causalità.
In quest’altra dinamica, invece, si instaura un processo collettivo implicante eventi localizzati in luoghi e tempi diversi, che diventano perciò eventi sincronici.
Si apre una prospettiva affascinante che consente di trovare una base razionale a molte intuizioni prodotte dal mondo della psicodinamica, dalla psicogenealogia di Anne Ancelin Schυtzenberger, alle costellazioni familiari di Bert Hellinger.
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In tutte queste tendenze si osserva in modi diversi la “presenza”, all’interno della dinamica psichica di persone viventi qui e ora, di esperienze psichiche avvenute in epoche diverse nel tempo, nel senso che le sue frequenze di oscillazione variano nel tempo, proprio come le note di una musica, le lettere di una parola, le parole di un discorso.
Si può dire che proprio l’insieme delle frequenze di oscillazione di un organismo, considerato nella sua globalità, costituiscano il modo d’essere di quell’organismo, la sua individualità specifica.
Si può a questo punto azzardare l’ipotesi che sia proprio quest’insieme di oscillazioni coerenti, variabili con il tempo, la base fisica della psiche di quell’organismo, in particolare del suo Es? Possiamo perciò comprendere meglio il percorso intellettuale di Eva Reich che fu capace di riconoscere che la dinamica dell’orgone scoperta da suo padre poteva svolgersi in modo ottimale soltanto nel quadro di un ambiente governato da minimi stimoli, come richiesto dal principio classico di Weber e Fechner.
Negli ultimi decenni è stato riconosciuto il ruolo centrale dell’acqua (che costituisce il 70% della massa e il 99% delle molecole di un organismo umano) nella dinamica del vivente.
Conclusioni
La connessione del principio del minimo stimolo con le dinamiche della fisica quantistica e in particolare con l’esistenza del vuoto consentono di trovare una base razionale alle terapie non convenzionali discusse all’inizio, infatti la capacità di autoregolazione e autoriparazione dell’organismo fa parte della sua capacità di auto movimento, che abbiamo visto essere governata dall’esistenza di un regime coerente.
L’esistenza di un regime coerente, d’altra parte, come risulta evidente dalla fisica del laser, è resa possibile dall’esistenza di un ampio “reservoir” di piccole oscillazioni esterne capaci di oliare, di lubrificare l’accesso alla condizione di risonanza.
Una delle risonanze importanti nel processo terapeutico è quella tra l’organismo del terapeuta e l’organismo del paziente; risonanza non soltanto mentale ma anche corporea.
Attraverso la comune connessione con il corpo del terapeuta, ipoteticamente capace di autoregolazione, le parti energeticamente dissonanti del corpo del paziente possono essere aiutate a riacquistare una coerenza.